Camminare per guarire i mali dell’animo
di Armando Torno
2' di lettura
“Da
quando ho imparato a camminare - ebbe a scrivere Friedrich Nietzsche -
mi piace correre”. Oggi, è il caso di aggiungere in margine a questa non
modesta frase, bisognerebbe smettere di correre per ricominciare a
camminare.
Henry David Thoreau (1817-1862), uno dei protagonisti del
“Rinascimento americano”, all'antico verbo “camminare” ha dedicato un
piccolo libro. O meglio, ha scritto una raccolta di considerazioni
meditate durante le sue escursioni nei boschi o in altri ambienti
naturali o selvaggi. Ne è nato quasi un diario delle sue esperienze di
vita nella natura.
Camminare significa per Thoreau mettersi alla
ricerca di quella parte del creato rimasto intatto, che è in grado di
guarire i mali dell'animo. Significa inoltre riscoprire quella libertà
dell'uomo che la vita in società tende a minare, corrompere se non a
cancellare.
Camminare è combattere la fretta, la frenesia che ci tormenta,
rinunciare alla lotta che gli impegni scatenano contro il nostro tempo.
La stessa armonia si può conoscere soltanto affidandosi alle gambe e
rinunciando a questi accidenti. L'ansia e i malesseri si possono vincere
anche imparando a vagabondare.
“Walking” - così il titolo originale -
nacque dal testo di una conferenza tenuta da Thoreau per la prima volta
al Concord Lyceum il 23 aprile 1851; per ragioni che non è difficile
immaginare, divenne presto il suo testo preferito e fu progressivamente
da lui ampliato.
Sono pagine nelle quali il simbolismo legato
all'escursione si trasforma in modello di vita: l'anelito al movimento è
anche desiderio di liberazione. Camminare diventa persino elevazione
spirituale, libertà, itinerario che conduce verso la purezza (o a quella
che tale riteniamo).
Un saggio breve e folgorante, che ora possiamo
definire profetico, in cui si cerca l'esistenza di un mondo
incontaminato, oggi in estinzione: “Posso agevolmente camminare - scrive
Thoreau – per dieci, quindici, venti, per qualsiasi numero di
chilometri partendo dall'uscio di casa mia, senza incontrare
nessun'altra abitazione, senza attraversare una strada se non quella
battuta dalla volpe e dal visone…”.
Non mancano traduzioni italiane
di questo delizioso libretto, anzi forse è uno dei titoli più
disponibili nel nostro mercato della letteratura americana. Una nuova
riproposta va comunque salutata con interesse: è ora uscita, con una
nota di Marina Corradi, la traduzione di “Camminare” realizzata da A lessandro Pugliese per Marietti 1820 (pp. 104, euro 9,5 0).
E'
il caso di aggiungere che questo titolo fa parte di una nuova collana
della rinata Marietti 1820, “Le madrepore”, dove si alternano testi come
questo o inediti di Luigi Santucci; oppure riproposte di Karl Barth o
di altri autori, tra novità e ristampe. Quest'ultime, tra l'altro, data
l'aria che tira, si possono considerare anche vere scoperte.
Dai inizio alla discussione
Non tutto il nostro eco-sistema è un immondezzaio... Almeno a occhio nudo.. Infatti se al posto degli occhi avessimo un microscopio....Ahinoi ! Dunque può esserci ancora speranza, sia sul piano climatico che su quello dell'inquinamento svariato e generalizzato. Ma non possiamo essercene certi. Inoltre incombono anche altri problemi ed anche su di essi si tergiversa, si temporeggia, si parlotta... Insomma, anche in quest'epoca ed in prospettiva potrebbe finire col solito e storicamente affermato "senno de poi".
Non tutto il nostro eco-sistema è un immondezzaio... Almeno a occhio nudo.. Infatti se al posto degli occhi avessimo un microscopio....Ahinoi ! Dunque può esserci ancora speranza sia sul piano climatico che su quello dell'inquinamento generalizato. Ma non possiamo essercene certi. Inoltre incombono anche altri problemi ed anche su di essi si tergiversa, si temporeggia, si parlotta... Insomma anche in quets'epoica ed in prospettiva potrebbe finire col solito e storicamente affermato "senno de poi".