Un gesto semplice, ma irriverente nei confronti delle regole precostituite. Un episodio di ribellione che scuote, fa discutere, diventa un episodio della cronaca del momento.
Ecco ciò che narra questo libro, in cui l’autore argomenta con preciso e fluente linguaggio la sua tesi, portando il lettore a riflettere sul senso delle cose, proprio oggi, in cui un episodio di infrazione delle regole fissate può mettere a rischio la propria e l’altrui vita a causa di un virus invisibile, un qualcosa di sconosciuto che ci impaurisce.
Ma dove sta però la peculiarità del testo? Come mai quanto descritto è così attuale?
Sono queste le prime due domande che chi scrive si è posto nell’approcciarsi a un libro breve ma denso, e mano a mano che la lettura andava avanti le risposte si delineavano chiare.
Anzitutto va specificato che parliamo di un testo pubblicato per la prima volta nel 1849 con il titolo di Resistance to Civil Government (Resistenza al Governo Civile), in cui l’autore, Henry David Thoreau, poeta, scrittore, filosofo dell’Ottocento statunitense con molte similitudini al coevo Walt Whitman, vicino al trascendentismo e sostenitore del rapporto con la natura e dell’importanza della società come luogo di miglioramento dell’individuo, descrive la sua posizione critica contro le scelte di un governo statunitense che ancora giustifica la schiavitù e porta avanti una sanguinosa guerra con il vicino Messico, arrivando a dichiarare che non pagherà i tributi a lui spettanti, in quello che è il massimo atto di disobbedienza, l’abiurare lo Stato.
È quindi chiaro che non parliamo di un qualcosa appena scritto, ma di parole che fluiscono da circa centosettanta anni, restando perfettamente leggibili ancora oggi pur non essendo un romanzo, ma una digressione filosofica sulla partecipazione del cittadino alla società, principale peculiarità del testo.
E l’attualità esplode dove possiamo mentalmente calarci in un parallelismo azzardato, quello di un governo che anche oggi è in guerra, ma contro un nemico invisibile, e che anche oggi deve fare i conti con una schiavitù, quella del personale medico e paramedico che viene mandato in prima linea nella battaglia, senza potersi opporre, perché schiavo della propria scelta professionale. Paragone azzardato direte voi, ed io confermo il vostro pensiero, ma è nel mutato contesto che un testo sulla “disobbedienza civile” può portarci a riflettere su come, oggi, sia importante la “concordia civile” e il porre l’obbedienza alle regole alla base della società.
Thoreau ci porta subito a riflettere sul significato di governo, addirittura esordendo con un concetto estremo, ovvero che “il governo migliore è quello che governa di meno”, ovvero che non appesantisce troppo le vite dei cittadini con le proprie scelte, fino a dire che, quando gli uomini saranno pronti, “il governo migliore è quello che non governa affatto”, perché a quel punto la società sarà matura e fluirà da sola senza costrizioni.
Ma è veramente l’anarchia la soluzione?
Forse no, anche perché l’autore riflette subito dopo sul fatto che “poiché il governo è utile agli uomini affinché essi possano lasciarsi vicendevolmente in pace e quanto più i governanti vengono lasciati in pace, tanto più esso è vantaggioso.”
Insomma una buona soluzione di compromesso alla fine utile in una società ed in un modello non perfetti.
Ma allora perché disobbedire nel caso di Thoreau?
Perché, come dice lui, “prima bisogna essere uomini e poi cittadini” laddove per uomini si intendono coloro che servono lo Stato anche con la propria coscienza e magari proprio per questo, anche se a posteriori vengono definiti eroi, martiri, patrioti, riformatori in senso elevato, entrano in contrasto col modello di Stato che regolamenta le loro vite.
Quegli uomini sono coloro che rifiutavano la schiavitù, che rinnegavano una guerra ritenuta ingiusta perché combattuta per la supremazia gli uni sugli altri e non per un mondo migliore, una guerra che, combattuta a metà dell’Ottocento, porterà a varie decine di migliaia di vittime, moltissime per le scarse condizioni igieniche in cui i soldati si trovavano.
“Lo Stato, dunque, non si confonda mai direttamente con la sensibilità d’un uomo, intellettuale o morale, ma solo con il suo corpo, con i suoi sensi. Esso non è munito di intelligenza o di superiore onestà, bensì soltanto di superiore forza fisica.”
Questo ci dice ancora oggi Thoreau che, dopo l’esperienza carceraria per espiare la condanna avuta dopo essersi rifiutato di pagare tasse che avrebbero alimentato la macchina schiavista e la guerra ritenuta ingiusta, si avvia alla conclusione del suo scritto evocando un suo modello di Stato giusto, “uno Stato talmente progredito da poter permettersi d’essere giusto con tutti gli uomini, e che tratti il singolo individuo con rispetto come fosse un vicino; uno Stato che non consideri conflittuale alla propria potestà il fatto che alcuni vivano in disparte, senza immischiarsi nei suoi affari e senza lasciarsene sopraffare, individui che abbiano adempiuto a tutti i loro doveri di vicini e di esseri umani.”
Ecco lo Stato giusto, che emerge da questo scritto, attualizzato nella traduzione dall’inglese di Alessandro Pugliese, e anche dalla nota di lettura a firma di Goffredo Fofi e dal titolo “Saper dire di no”, che critica quella tendenza dell’oggi, molto televisiva e salottiera, di disquisire di disobbedienza laddove lo Stato cerca di imporre regole collettive, invocando invece il recupero dei classici del pensiero perché “fatti non foste per viver come bruti.”
Per Fofi la disobbedienza civile è una proposta politica, laddove possa divenire strumento di alta politica rompendo una catena di conformismi e di viltà.
È quindi disobbedienza civile non rispettare un precetto per la salute pubblica o è in realtà manifestazione di un becero individualismo a danno degli altri? È un atto di viltà conformarsi a un dettato legislativo pur non trovandosi a proprio agio in esso? È veramente un segno di disobbedienza civile il rispettare la cosa pubblica?
Questi sono solo alcuni degli interrogativi che chi ha letto il libro si è posto, trovando in questo scritto di metà Ottocento molti spunti di riflessione per il proprio oggi.
Disobbedienza civile si pone nuovamente e con forza all’attenzione del lettore che potrà quindi così riflettere sulle tensioni dell’oggi e sulla possibilità di ricostruire, dopo un periodo di fermo obbligato, una società più rispettosa degli esseri umani e meno del profitto economico a prescindere.
Buona lettura!
EDITORE: Marietti 1820
AUTORE: Henry David Thoreau
COLLANA: Le Madrepore
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2020
PREZZO: 10,00 euro
Gufetto.it è una testata online - Reg. trib. di Roma n. 124 - 29/3/2004 -
Editore Dott. Antonio Mazzuca
Direttore responsabile Dott. Danilo Montaldo
Per informazioni su attività e progetti curati dalla testata, o per promozione sul sito, contattaci . La riproduzione dei contenuti è concessa soltanto dietro autorizzazione.