LIBRI DA MASTICARE

Il dentista di Auschwitz

Rubrica a cura di Antonello Saiz – libraio e blogger

Il libro consigliato questo mese è “Il dentista di Auschwitz” di Benjamin Jacobs pubblicato da Gingko Edizioni nella collana Le bussolenella traduzione di Alessandro Pugliese.

Il romanzo è la storia di Benjamin Jacobs con il nuovo nome che assunse negli Stati Uniti dove emigrò dopo la liberazione.  Un romanzo potente che, con una narrazione semplice e diretta, racconta la brutalità dei campi di concentramento, ma trasmette pure il miracolo della sopravvivenza. Lo scrittore descrive con meticolosità gli orrori del lager. il freddo pungente, la fame costante, l’odore di carne umana bruciata. Ma alla fine è l’istinto di sopravvivenza a prevalere in quel quotidiano inferno  grazie alla convinzione che Auschwitz“era diventato un modo perverso di vivere mentre cercava di sopravvivere”.

“5 maggio 1941. Tre vecchi camion attraversano una strada sterrata polacca con a bordo centosettanta ebrei di Dobra, un piccolo villaggio nella regione del Wathegau…E così in una mattinata di primavera di maggio, in cui persino la natura sembra adattarsi alla tristezza del momento, Benjamin e suo padre sono costretti ad abbandonare il ghetto, autorizzati a portare solo un piccolo fagotto ciascuno. Il ragazzo non sa che quei pochi strumenti odontoiatrici avuti nel suo primo anno di formazione universitaria ‒ e che la madre insiste perché si porti assieme agli effetti personali ‒ gli salveranno la vita…”

Questa è la  storia di Berek Jakubowicz , uno studente ebreo di odontoiatria che nel 1941 fu deportato dal suo villaggio polacco e trascorse cinque anni nei campi di sterminio nazisti, tra cui Buchenwald, Dora-Mittelbau, e per quasi due anni Auschwitz. Ad Auschwitz, dove entrò in contatto con il famigerato Josef Mengele e assistette alla morte di suo padre, Jakubowicz riuscì a sopravvivere grazie alle sue seppur limitate capacità professionali. Gli fu consentito di esercitare una pratica dentistica primitiva sui detenuti e sugli ufficiali delle SS, così come fu obbligato ad estrarre i denti d’oro dai cadaveri dopo la gasazione. Nel maggio del 1945, con altri 15.000 detenuti, il protagonista partecipò alla marcia della morte verso la Baia di Lubecca, e fu coinvolto nel bombardamento del transatlantico ‘‘Cap Arcona’’ da parte della RAF, nel quale perirono circa 8.000 ebrei. Accolto con favore unanime dalla critica negli Stati Uniti alla sua comparsa, “Il dentista di Auschwitz” parla delle origini del male da una prospettiva unica. Una storia crudele e sconvolgente  che serve da monito a tenere viva l’attenzione e la memoria su crimini tremendi. Berek è stato dei pochi sopravvissuti all’orrore dei campi di concentramento e ad anni di sopraffazione, dolore e privazioni.

“Organi atrofizzati giacevano accatastati sul pavimento. Mi feci forza per affrontare il corpo di un uomo di mezza età. I suoi occhi socchiusi mi fissavano, come ad accusarmi del delitto che stavo per compiere. Come cercai di divaricare la sua bocca, sentii la sua gelida pelle. Quando finalmente forzai per aprire, le mascelle si ruppero, e questo mi spaventò. Ogni successivo movimento dentro quella bocca aperta produsse un suono stridente. Immaginai che fosse il suo modo di dire ‘‘no!’’. Mi sentivo come se la morte insorgesse fino a fermarmi. Ogni pezzo d’oro che estrassi mi fece pensare a come loro, i morti, dovessero rimanere scioccati. A volte dovetti fingere, parlare con me stesso, che quello che stavo facendo era normale. Gli strumenti che usavo per quel triste compito li tenevo in una scatola rossa. Perché avessi dipinto la scatola in quel modo, non saprei dirlo. La maggior parte dei detenuti che mi vedevano camminare verso l’obitorio con quella cassetta, sapevano cosa andavo a fare, e non lo ritenevano insolito. Mio padre e mio fratello, anche loro sapevano. Ora avevo abbastanza oro per i ponti degli uomini delle SS e per le capsule”.

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